30.01.2015 Incontro con Andrea Bruno e Patrizia Valle alla fondazione Wilmotte
Patrizia Valle UNESCO Venezia 30/012/015
Perché penso sia importante questa giornata di lavoro e l' incontro con Andrea Bruno come evento formativo per gli architetti?
Senza dubbio per discutere di alcuni temi inerenti alla progettazione e al restauro e perché nel suo lavoro si possono individuare alcune questioni fondamentali, ma soprattutto perché “FARE RIFARE DISFARE L'ARCHITETTURA” è una mostra fuori dagli schemi tradizionali e a suo modo provocatoria.
L'architettura di Andrea è stata ed è scomoda per la cultura accademica e si pone degli interrogativi a cui lui risponde, come compete ad un architetto, attraverso il progetto.
Nel suo modus operandi non c'è mai stato un atteggiamento reverenziale o mimetico nei confronti del monumento. Questo viene visto come l'esito di un processo che è iniziato diversi secoli prima e che continua e non si fermerà.
Questo suo modo di fare mette in evidenza un aspetto conflittuale che esiste tra patrimonio storico e il mondo contemporaneo e le contraddizioni nel rapporto tra i due è spesso evidente.
Per esempio nelle facoltà di architettura il restauro non appartiene più da anni all'area della progettazione, sembra escludersi la dimensione creativa. Su questo tema trattato spesso in passato da Masiero, Pastor, Purini è uscito un recente editoriale di Casabella di Dal Co e su cui non è stato aperto alcun dibattito.
Vorrei evidenziare alcuni temi presenti nel modus operandi di Andrea Bruno e sui quali si è spesso soffermato nei suoi scritti: autenticità, reversibilità e valorizzazione.
La Cattedrale medievale di Bagrati (Kutaisi) in Georgia è forse l'esito più chiaro e didascalico di questa narrazione continua che Andrea interpreta nell'uso sapiente della materia e della geometria.
Superate le tentazioni mimetiche e stilistiche degli architetti che lo hanno preceduto nel restauro compie un gesto artistico di grande rilevanza contemporanea. Reintegrando la cattedrale la restituisce al culto, ma la prepara anche a nuovi usi, in un processo di ri-Animazione. Però la sua rimane volutamente un “opera aperta”, nel duplice senso del termine.
Alla gravità della pietra contrappone la leggerezza dell'acciaio brunito e la trasparenza del vetro.
La reversibilità che non vuol dire precarietà, come spesso afferma, diventa strumento compositivo che sottolinea i nuovi interventi e rende leggibili le reintegrazioni.
L'architetture che progetta diventano il luogo della comunità.
Il tema del percorso è presente nella sua architettura , che è arte dello spazio che si sviluppa nel tempo.
Le architetture militari hanno più di altre questa caratteristica, possiamo analizzare 6 progetti di fortificazioni militari esposti alla mostra.
Queste architetture militari hanno perso la loro funzione originaria, ma attraverso il progetto si opera l'integrazione dei monumenti del passato nella realtà operativa moderna.
Il tema del percorso, della promenade architectural diventa il motivo dominante, che spesso si rivela attraverso un osservatorio che sporge dalla facciata e che è come un cannocchiale, uno sguardo verso il futuro.
Nel trasformare queste architetture nate per fini bellici in spazi adibiti ad altri usi Andrea Bruno compie un vero e proprio détournement, esse diventano splendidi diagrammi, non sono più cortine chiuse, ma luoghi aperti alla collettività e al futuro, un futuro incerto e sconosciuto, ma forse per questo più affascinante.