Rocca di Monselice (Pd)
Progetti: Complesso Monumentale della Rocca di Monselice - Realizzazione della nuova scala di acceso al Mastio Federiciano e lavori accessoriLotto 1 - Interventi di manutenzione e lavori accessori
Lotto 2 - Relizzazione della nuova scala di accesso
Progetto definitivo e esecutivo
Luogo: Rocca di Monselice
Materiali: Vari
committente: Regione Veneto
anno: 2018 - 2020
Questa fortezza è come una macchina del tempo che permette di connettere in cento metri il periodo longobardo, romanico e bizantino a quello svevo e carrarese per arrivare a oggi.
Estese campagne di scavi archeologici negli anni '90 guidati dal professor Brogiolo hanno riportato alla luce ritrovamenti importanti e continuano ancora oggi a svelare episodi dell'importante storia del colle, che ha visto susseguirsi, e ancora ne ospita i resti, di diverse fasi storiche, partendo dai longobardi, passando per il romanico, bizantino, svevo e carrarese, fino ad oggi. Questo fa della Rocca non solo un monumento storico, ma anche un sito archeologico di estremo valore, dove ogni intervento deve essere calibrato nel dialogo tra esistente, sepolto e nuovo.
Monselice è stata abitata fin da epoca preistorica e paleoveneta, sita sull'antico corso del Vigenzone e lungo la via romana Patavium, ai piedi del monte Ricco e il colle noto come “rocca” mons silicis.
Marin Sanudo la descrive un “castello di muraglie”.
La cartografia storica mostra un sistema difensivo formato da quattro cinte; di queste, una parte sono state edificate da Ezzelino da Romano e Federico II, in solo sette anni, dal 1249 al 1256, ampliate dal 1317 al 1338 nel ventennio di Can Grande della Scala, in fine, dal 1405 dai Veneziani.
Nel 1509 il sistema aveva perso la sua funzione militare ed è ceduto a famiglie veneziane fra cui i Marcello e in particolare i Duodo che costruirono una Villa sui ruderi del castello di San Giorgio.
Si nota la presenza dello Scamozzi a Monselice nell'ultimo decennio del cinquecento, quando i fratelli Duodo comprano sul colle la “rocchetta di S. Giorgio”. La villa doveva sorgere sulle rovine del forte, menzionato da Sanudo ”appellato Santo Zorzi”.
Il castello doveva essere posto lungo la cortina muraria che scendeva verso San Martino.
Tre pareti della villa sono la cortina del castello. Essa diventa la sutura tra l'antica struttura urbana
centrata sulla rocca e una nuova configurazione dove il santuario con le sei cappelline assume un
significato diverso, non la semplice villa legata a una realtà socioeconomica, ma un complesso
pubblico da un forte aspetto sacro. La villa e il belvedere sono i fulcri di assi visivi che si collegano al territorio, che si intersecano al centro della residenza.
La torre in sommità al colle
foto credits: archivio fotografico soprintendenza, ve 2000,ph. Orsenigo